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 Savoia, una casa millenaria

SAVOIA, UNA CASA MILLENARIA (aj-com.net) - Dal 1861, anno di nascita del Regno d’Italia, si sono succeduti quattro Re e tre Regine, ma la storia di Casa Savoia è più che millenaria: si apre nell’Anno Mille sui valichi alpini dove il Conte Umberto I Biancamano, era già Signore della Contea di Savoia e delle Contee di Belley, di Sion e di Aosta. Ad approfondire questa storia è Wap-Mag.com, l’edizione online di World & Pleasure International Magazine, che dedica il primo servizio della rubrica “Royal Watch” ad una delle Case Reali più antiche del mondo.

«Quella dei Savoia è una dinastia dalla lunga storia, nata in una contea e culminata nel Regno d’Italia» commenta Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, direttore responsabile della testata World & Pleasure (ISSN 1514-1969), fondata nel 1999 a Buenos Aires insieme ad Emilia Lordi-Jantus per raccogliere il retaggio dell’eccellenza italiana e per promuoverla a livello internazionale, intendendo puntare sul bello, sul fatto ad arte, sull’innovazione tecnologica e su quella artigianalità italiana da sempre apprezzata in tutto il mondo.

Al disgregarsi del Regno di Borgogna nel 1032, il Conte Biancamano si schierò dalla parte di Corrado II il Salico, Re dei Franchi ed Imperatore del Sacro Romano Impero, ottenendone in premio la Contea di Moriana, che con Amedeo VIII divenne poi Ducato di Savoia, e lo Chablais sul lago Lemano.

«La Storia d’Italia coincide con la Storia dei Savoia, una delle più antiche ed illustri tra le dinastie d’Europa. Antica di oltre mille anni e illustre per avere 42 principi sabaudi regnato nelle proprie terre» puntualizza Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte.

Sull’online di World & Pleasure, marchio registrato presso il Ministero dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana, ecco allora uno scorrere di Re e Regine, ma anche di genitori e figli, nonni e nipoti.

«Un modo per fare riscoprire una famiglia che aveva ed ha tutt’oggi tanti valori, che ha provato a dare tanto all’Italia e che tanto volle l’Unità di questa bellissima Patria» aggiunge il direttore della testata successivamente registrata presso il Tribunale di Roma (al numero 102/2006) e poi ancora presso il Tribunale di Milano (al numero 110/2012).

«La vocazione italiana della dinastia sabauda si è manifestata fin dal 1046 quando Oddone, figlio di Umberto I Biancamano, scese dalla Savoia per sposare Adelaide, figlia del Conte di Torino» prosegue Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte.

Le condizioni di vita nei territori sabaudi erano mediamente migliori di quelle degli altri stati italiani ed europei, un fattore che fece crescere l’affetto e l’abnegazione del popolo dapprima verso i Duchi e poi verso i Re di Casa Savoia, dando maggiore compattezza e valore alle Forze Armate che resero possibili quelle vittorie eclatanti che portarono all’Unità d’Italia.

Casa Savoia fu l’unica a volere realizzare il plurisecolare sogno italiano di unità nazionale e riuscì ad interessare in questo progetto importanti figure quali l’Imperatore Napoleone III, il Conte Camillo Benso di Cavour, Giuseppe Garibaldi e perfino il repubblicano Giuseppe Mazzini che riconobbe in Casa Savoia l’unica forza in grado di liberare l’Italia.

L’unificazione si deve in particolare a Re Vittorio Emanuele II, figlio di Carlo Alberto, Re di Sardegna, e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena. Detto il Padre della Patria, Vittorio Emanuele II nacque a Torino nel 1820, si unì in matrimonio a Maria Adelaide d’Asburgo ed ebbe come successore il primogenito, Umberto I, detto il Re Buono per la sua costante presenza tra la gente, soprattutto durante le numerose catastrofi che si abbatterono sul territorio.

Anche Umberto I nacque a Torino, nel 1844. Sua moglie, la Regina Margherita, fu la prima Regina d’Italia. Dotata di animo nobile e sensibile all’arte, fu molto amata dal suo popolo. Grazie alle sue qualità raffinate, ebbe grande influenza in famiglia ed a corte. Fu una donna dotata di immenso fascino, tanto da trovare posto nel cuore di tutti gli italiani. Dopo la morte del marito si dedicò a opere di beneficenza e all’incremento delle arti e della cultura, fondando istituzioni culturali e incoraggiando artisti e letterati.

A Umberto I successe l’unico figlio, Re Vittorio Emanuele III, nato l’11 novembre 1869 e detto il Re Soldato, che volle indirizzare la Politica Estera italiana verso un minore rispetto dello status quo imposto all’Italia nella Triplice Alleanza. La Prima Guerra Mondiale, che per l’Italia costituì la Quarta Guerra d’Indipendenza, fu vinta proprio grazie all’impegno personale di Re Vittorio Emanuele III che dopo la tragica battaglia di Caporetto impose agli Alleati, che volevano una ritirata italiana fino al Po, la resistenza sul Piave. Ed un anno dopo il Re entrò nella Città di Trieste liberata.

Consorte di Vittorio Emanuele III, la Regina Elena di Montenegro fu la seconda Regina d’Italia nonché un modello di carità cristiana, tanto da essere definita la Regina della Carità da Papa Pio XII. Oltre ad aiutare in modo riservato e discreto tante persone bisognose, durante la Prima Guerra Mondiale la Regina Elena trasformò il Quirinale, dimora privata dei Sovrani d’Italia, nell’Ospedale Militare numero 1, curando personalmente molti feriti. La Regina prendeva servizio in questo ospedale alle 7.30 anti meridiane e vi rimaneva tutto il giorno fino a notte inoltrata, prestando anche servizio, all’occorrenza, come semplice infermiera.

Per 85 anni l’Italia ha avuto un Savoia quale Capo dello Stato, fino al 1946, quando a seguito del referendum istituzionale, Re Umberto II decise di lasciare il suolo italiano seppure senza avere certezza dell’esito referendario: preferì evitare un’ulteriore guerra civile per amore della Patria.

Figlio di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, Re Umberto II nacque il 15 settembre 1904 a Racconigi e fin da giovane fu il Principe Azzurro che tutte le ragazze d’Europa amarono in segreto, sognando di incontrarlo nella vita reale. Sedette sul Trono solo per un mese nel 1946, ma aveva già ricoperto la carica di Luogotenente del Regno nei due anni precedenti.

Re Umberto II visse in esilio per 37 lunghissimi anni a Cascais, in Portogallo, lontano dal suo popolo e dalla sua terra, ricevendo con gentilezza i tantissimi italiani che andarono a trovarlo. Seppe comprendere i valori dell’abnegazione, il sacrificio del dovere e del silenzio, un silenzio cavalleresco che non avrebbe giovato né a se stesso né tanto meno alla sua Dinastia, ma che avrebbe giovato all’Italia.

Sua moglie la Regina Maria José era anch’essa una persona forte e volitiva, sempre in prima linea ad affrontare le difficoltà della vita con dignità ed autentica regalità. Appassionata di storia, arte e musica, Maria José non limitò le sue attività al campo culturale, ma si inserì a pieno titolo nella millenaria tradizione benefica di Casa Savoia, assistendo, con grande discrezione, moltissime persone bisognose.

Coraggiosa e conscia delle responsabilità che derivano dal suo ruolo, Maria José non esitò a lasciare l’Italia per assistere i soldati italiani in Africa Orientale. Riservata e generosa, verrà sempre ricordata con affetto da chi ama l’Italia e non disconosce i meriti della Dinastia Savoia che ne realizzò l’Unità e che da sempre è modello di carità cristiana.

E proprio sulla beneficenza puntano molto anche l’attuale Capo di Casa Savoia, S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele, e suo figlio, S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto. Sono infatti numerosi gli enti e le associazioni di ispirazione sabauda ad essi collegati e dediti alla beneficenza, a cominciare dagli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia e più in particolare dall’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, particolarmente attivo in ambito ospedaliero, istituito il 16 settembre 1572 da Papa Gregorio XIII con la Bolla Christiani Popoli Corpus ed affidato al Duca Emanuele Filiberto di Savoia e ai suoi successori «ad infinitum».

Attive in 56 stati, le istituzioni collegate a Casa Savoia devolvono ogni anno oltre un milione di euro per conto di Casa Savoia, denaro donato in prevalenza agli italiani, ma anche all’estero, dall’Iraq alla Bosnia, dal Kossovo al Centrafrica.

In collaborazione con l’Esercito Italiano, una delle associazioni benefiche legate a Casa Savoia ha perfino organizzato 22 missioni umanitarie nei teatri di guerra in Kossovo, riuscendo anche a recapitare generi di prima necessità del valore di circa mezzo milione di euro. Nello stesso anno, dopo lo tsunami, i filosabaudi in Italia e all’estero hanno raccolto cospicue donazioni destinate all’Arcivescovo di Colombo, nello Sri Lanka.

Ed un anno dopo queste due importanti iniziative LL.AA.RR. il Principe Vittorio Emanuele e sua moglie la Principessa Marina Doria consegnarono un acconto di 200 mila euro al Sindaco di Roma, intensificando una collaborazione con il Campidoglio iniziata al tempo del tracollo argentino.

In quell’occasione l’Associazione Internazionale Regina Elena (AIRH), d’intesa con il Sindaco di Roma, inviò a Buenos Aires 40 mila confezioni di pastiglie multivitaminiche. A ricevere il dono fu il Premio Nobel per la Pace, Adolfo María Pérez Esquivel.

Proprio al di là dell’Atlantico la beneficenza fa capo al Cav. Gr. Cr. Dott. Sergio Pellecchi, amico del Principe Vittorio Emanuele fin dai tempi in cui entrambi erano studenti a Le Rosey, il blasonato collegio in Svizzera.

L’incarico ufficiale del dottor Pellecchi è quello di Coordinatore degli Ordini Dinastici della Real Casa per le Americhe e tra le associazioni benefiche che in un modo o nell’altro sono in contatto con lui la più influente è la Fondazione Conin, che combatte la malnutrizione infantile (video-intervista alla url http://www.wap-mag.com/wap-mag_video_conin.html).

«La bellezza e la felicità nel donare è ciò che dà forza alla missione alla quale gli Ordini Dinastici sono chiamati» commenta il Cav. Gr. Cr. Dott. Sergio Pellecchi.

E allora, avanti Savoia! (aj-com.net)