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Vittorio Emanuele di Savoia, voglia di Roma

ROMA PIACE AI SAVOIA (aj-com.net) - Roma piace ai Savoia, che nella capitale si dividono tra shopping, appuntamenti mondani e iniziative di beneficenza. Ma i principi hanno anche una vita fatta di lavoro e famiglia. Vittorio Emanuele lavora nel mondo finanziario internazionale e si occupa di consulenze. «Potrebbe essere un ottimo ambasciatore del made in Italy nel mondo» sostiene il suo amico d’infanzia Sergio Pellecchi. La conoscenza di diverse lingue - ad esempio il francese, l’inglese, lo spagnolo, il portoghese e il tedesco - ne fanno un candidato ideale. Ma di altro si è parlato nell’ultima trasferta romana, per l’anniversario della morte del re Vittorio Emanuele II. Un impegno -la presenza al Pantheon- al quale Vittorio Emanuele e la moglie Marina Doria non hanno voluto rinunciare. Preceduto, l’altra sera, dalla cena all’«Antica Pesa» di Trastevere, per il compleanno dell’amico Massimo Leonardelli. Insieme ai principi, ospiti della cena Giada Mattiolo, sorella dello stilista, Cesara Buonamici con il suo Joshua, Monica Setta, Zeudi Araya con il marito Massimo Spano, Elsa Martinelli e Gianni Dei, Manfred e Vittoria Windish Graetz, Massimo Gargia, il capostruttura di RaiUno Giampiero Raveggi, Carlo Giovanelli, Cristiana Caimmi, Franca Leosini, Enrico Papi giunto espressamente da Londra, e Amanda Lear. Ieri mattina, il momento più solenne. Dopo la deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria, la solenne messa per i reali defunti e tumulati al Pantheon, dove i Savoia sono stati accolti dall’applauso di oltre mille monarchici arrivati da ogni parte d’Italia e degli aristocratici presenti che sfoggiavano medaglie e cravatte con stemmi sabaudi. Dall’entourage del principe filtra un’indiscrezione: Vittorio Emanuele starebbe pensando di affrontare nuovamente la questione del ritorno delle salme dei regnanti al Pantheon, dove oggi riposano Vittorio Emanuele II, Umberto I e la regina Margherita. La conferma arriva dall’amico di sempre del principe, Sergio Pellecchi. «Nessuna disposizione di legge - commenta Pellecchi - impedisce la traslazione delle salme di Vittorio Emanuele III, della regina Elena e di Umberto II, ora tumulati in Francia e in Egitto. Ma alcune ragioni di opportunità politica hanno finora impedito di realizzare questo atto più che doveroso, la cui valenza è prettamente storica». Ma a legare i Savoia a Roma non è solo la «storia». Ai principi la città piace, con il suo splendido patrimonio culturale e artistico. Che sia giunto il momento di comprar casa nella capitale? «Ci sto pensando», il commento di Vittorio Emanuele. Il soggiorno romano si è poi concluso con una sontuosa colazione al Grand Hotel Excelsior, a base delle specialità della cucina regionale italiana. Tra gli invitati c’erano anche il principe Fabrizio Massimo Brancaccio, delegato per Roma degli Ordini Dinastici della Casa Savoia e cugino di Vittorio Emanuele, il conte Carlo D’Amelio, l’onnipresente Carlo Giovanelli, il principe Domenico Napoleone Orsini, il principe Manfred Windish Graetz con la sua Vittoria. Prima di congedarsi, Vittorio Emanuele ha voluto ringraziare particolarmente l’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, ente morale trasferito ora sotto la vigilanza del Ministero della Difesa, che garantisce la guardia ai sovrani tumulati al Pantheon, e tutti coloro che hanno aderito alla cerimonia. (aj-com.net)