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L'ultima partita di Fidel

L’ULTIMA PARTITA DI FIDEL (aj-com.net) - Esecuzioni, processi sommari, torture e persecuzioni ai dissidenti. Dopo tre anni di tregua a Cuba torna a regnare la paura. E il vecchio Castro si trova sempre più solo. Tre esecuzioni immediate dopo un processo d'appello durato solo un giorno, oltre 80 condanne per presunti cospiratori che avrebbero «attentato contro l'indipendenza e l'integrità territoriale dello stato», arresti arbitrari, ordini di comparizione, minacce, sfratti, licenziamenti e restrizioni nei movimenti. A Cuba il terrore torna a regnare. Si tratta dell'ondata repressiva più grande degli ultimi decenni. Sembrava che le cose sull'isola caraibica potessero cambiare, poi il «colpo di coda» del regime. Negli ultimi anni molti prigionieri politici sono stati rilasciati e gli osservatori internazionali avevano la speranza che il líder máximo stesse portando il paese verso l'apertura di spazi per un confronto democratico. Anche la pena di morte a partire dal 2001 è stata disapplicata dal tribunale dell'Avana ed è stata messa in atto una moratoria non ufficiale delle esecuzioni. Ma le aspettative si sono rivelate infondate e premature. Le esecuzioni sono riprese la scorsa settimana con la fucilazione sommaria dei tre cubani che il 2 aprile avevano dirottato un traghetto per tentare una disperata fuga verso gli Stati Uniti. La pena di morte non è mai stata abolita legalmente e i legislatori hanno ribadito la sua applicazione, ma solo per il reato di terrorismo. La definizione di «terrorismo» è tuttavia stata allargata da nuove norme che hanno permesso ai tribunali di condannare alla pena capitale tre degli 11 responsabili del sequestro dell’imbarcazione. Dopo essere stato rieletto presidente il mese scorso, sembrava che Fidel Castro volesse dare al mondo un ulteriore segnale di apertura del regime. E ha perfino inaugurato un convento di suore brigidine. Ma a meno di un mese di distanza il líder máximo ha messo in atto un incredibile giro di vite sulle libertà e sui diritti dei cubani. Un certo numero di rilasci aveva fatto accrescere la speranza che Cuba potesse portare le proprie leggi in linea con gli standard internazionali. Ma Castro dopo la rielezione ha subito ripreso le persecuzioni politiche contro chi cerca di esercitare pacificamente il proprio diritto alla libertà di espressione. Alcuni giornalisti «imbavagliati» dal regime sono stati condannati a 27 anni di prigione. E anche altri dissidenti, sottoposti a giudizi sommari nelle ultime due settimane, sono stati condannati «per aver collaborato con gli Stati Uniti nel tentativo di sovvertire i principi della rivoluzione cubana». L'epilogo dei tre dirottatori giustiziati è solo la punta dell'iceberg. Le epurazioni staliniane della polizia cubana sono riprese e gli osservatori di alcune organizzazioni che stanno monitorando l'evolversi della situazione all'Avana hanno informato che alcune case di sospetti oppositori sarebbero state oggetto di lanci di pietre. Gli attacchi sarebbero stati compiuti da agenti di polizia in borghese e da membri di gruppi locali come le Brigate di risposta rapida e i Comitati per la difesa della rivoluzione. Intanto nelle prigioni continuano ad ammassarsi i dissidenti politici e continuano anche i processi farsa. Anche molti intellettuali di spicco sono stati condannati in modo pesante: oltre 20 anni di carcere per il poeta Raúl Rivero, direttore dell'agenzia di stampa indipendente Cuba Press, e per il giornalista Oscar Espinosa Chepe. Tra i condannati eccellenti Oswaldo Payá Sardiñas, vincitore nel 2002 del premio Sakharov concesso dal Parlamento europeo e fondatore del Movimiento cristiano de liberación de Cuba. Payá è anche stato uno dei principali promotori del Progetto Varela, una petizione popolare che chiedeva la fine del regime e l'introduzione a Cuba di un sistema liberal-democratico. Ma la petizione ha provocato la proclamazione dell'«immutabilità» del carattere socialista dello stato da parte di Castro che ha così collocato il regime al di sopra dei diritti dell’uomo. La reazione estremamente nervosa di Fidel Castro contro i dissidenti interni dimostra come il regime cubano tema per la sua stessa sopravvivenza. La crisi economica e l'aumento di iniziative da parte dell'opposizione al regime inducono Castro a stringere ulteriormente la repressione, facendo un passo indietro nel processo di apertura internazionale dell'isola caraibica, che rimane ancora ai primi posti tra i paesi che sponsorizzano il terrorismo nella «black-list» degli Usa. Ma nonostante ciò, Cuba rimane la meta prediletta di molti politici italiani per fascinazione ideologica o per semplice richiamo commerciale. Ogni anno infatti l'isola riceve dall'Italia oltre 1 miliardo di euro di investimenti in ogni settore e la presenza di capitali italiani è fondamentale per l'economia di un paese che risente ancora pesantemente della perdita dei finanziamenti dell'ex Urss e del quarantennale embargo imposto dagli Stati Uniti. Gli interventi italiani spaziano dal settore produttivo a quello ambientale, ma anche altri paesi hanno stretto solidi legami con Cuba. Soprattutto la Spagna, che ha realizzato consistenti investimenti nel settore turistico, e il Canada, che è impegnato nel settore delle biotecnologie. Il legame con l'Italia è tuttavia molto peculiare: i comunisti italiani hanno firmato un accordo con il Partito comunista cubano, diventandone il referente politico per l'Italia, e il centrosinistra ha moltiplicato le sovvenzioni per i cubani. L'ultimo finanziamento stanziato (oltre 7 milioni di euro che serviranno per la ristrutturazione di piazza di Cristo all'Avana) arriverà a Cuba dopo la fucilazione dei 3 dirottatori. «Credo che la svolta repressiva abbia cambiato le carte in tavola e mi auguro che anche la sinistra manifesti la sua disapprovazione per quanto sta accadendo a Cuba e aderisca alle iniziative per promuovere il monitoraggio dell'atteggiamento del governo dell'Avana in relazione al rispetto dei diritti umani fondamentali» commenta Antonio Stango, presidente del Comitato italiano Helsinki attualmente impegnato in azioni di monitoraggio a Cuba. Anche l'Unione Europea, allarmata dall'escalation della repressione, ha chiesto a Fidel Castro il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici per non compromettere le relazioni tra Cuba e l'Ue. Ma il leader cubano sembra non preoccuparsi affatto di un eventuale raffreddamento dei rapporti con l'Unione Europea. I controlli del regime si sono anzi intensificati ulteriormente negli ultimi giorni e un osservatore di un'organizzazione internazionale appena rientrato dall'Avana racconta che è ormai impossibile avvicinarsi alle case degli intellettuali sospettati di dissidenza. Anche i turisti sono sottoposti a un rigido controllo da parte della polizia. Castro controlla proprio tutto, perfino alcuni dei suoi oppositori in esilio. Anche l'Associazione della stampa dissidente ha stretti legami con il regime e questo non è un caso isolato. Tra i presunti avversari anche alcuni intellettuali che scrivono contro Castro, ma che in realtà sono amici del líder máximo. (aj-com.net)